NON PERDERTI NIENTE
La protagonista dell’intervista di oggi si chiama Sandra Lazzarini ed è una fotografa autodidatta.
Se dovessi descrivere la sua fotografia in 3 parole, queste sarebbero: raffinata, essenziale e magica.
Ciò che mi colpisce delle sue composizioni è l’accostamento inconsueto di oggetti e personaggi. La coesistenza di questi elementi in uno stesso spazio e l’estrema “pulizia” dell’immagine mi regalano una piacevole sensazione surreale.
INTERVISTA
Presentati:
Ciao, sono Sandra, ho quasi 43 anni, vivo in Emilia Romagna, in una città di provincia che si chiama Forlì. Non faccio la fotografa di professione, ma per campare faccio un lavoro normalissimo che mi consente di sopravvivere economicamente ogni mese.
La fotografia nella tua vita: come e perché?
La fotografia è arrivata a me a piccoli passi, se da bambina mi dilettavo a guardare le foto degli album di famiglia, poi negli anni ho iniziato a creare qualcosa anche io. Inizialmente fotografavo più quello che mi circondava o quello che ammiravo durante i viaggi in gioventù. Poi con il tempo la cosa è diventata più “seria” e negli ultimi dieci anni, mi dedico con passione alla fotografia che mi piace. Non ho mai fatto scuole di fotografia, anche se con il senno di poi mi sarebbe piaciuto e soprattutto servito. Per ora nella mia formazione vi è solo un workshop a New York nel 2014.
Descrivici il tuo “parco macchine”…
Non essendo una gran fanatica di macchine fotografiche, o almeno, non essendo bramosa di tecnicismi e di possedere l’ultimo modello uscito, ho poche macchine che utilizzo ciclicamente: una Nikon F analogica, una Yashica 124g Mat e una Olympus OM-D EM-1 digitale, e poi faccio anche foto con l’iphone.
Cos’è che ti spinge, in un determinato momento, a prendere in mano la macchina fotografica e a scattare?
A volte accade come se mi arrivasse una chiamata, un lampo, un’ idea che voglio inscenare e poi immortalare. Questo accade quando ad esempio sono nel periodo degli still-life. Altre volte invece vedo un luogo bello, evocativo e di ispirazione e ci devo assolutamente tornare pochi giorni dopo per creare qualcosa.
Senza pensarci troppo: dicci tre cose che ti piacciono.
Tre sono poche, comunque: i manichini, le bollicine e l’odore del mio cane quando dorme.
Come descriveresti il tuo modo di fare foto, il tuo stile?
Non lo so, ogni volta che me lo si chiede, vado un po’ paranoia e preferisco che siano gli altri a descrivermi. Comunque credo di avere uno stile personalissimo e ben definito, spesso le mie immagini vengono definite surreali e metafisiche. A volte posso risultare anche ripetitiva, ma la ripetitività non la vedo come una cosa negativa e soprattutto rappresenta quella zona di comfort che mi fa stare al sicuro e che mi delinea.
Cosa ti piacerebbe sperimentare in fotografia?
Mi piacerebbe lavorare in un vero set fotografico, vedere come lavorano i professionisti e farne scuola.
Qual è, ad oggi, il tuo desiderio più grande in ambito professionale?
Mi piacerebbe avere più tempo da dedicare alla fotografia. Ci sono periodi come ad esempio questo, in cui lavoro tanto e la stanchezza mentale prevale sulla voglia e sull’energia positiva a me indispensabile per creare. Oltre al tempo, mi piacerebbe ancora di più avere uno spazio mio, uno studio, in cui rifugiarmi a creare ogni volta che ne sento la necessità.
Ti va di consigliare ai nostri lettori un fotografo “emergente” da tenere sott’occhio?
Un duo femminile australiano non emergente, ma da sempre per me fonte di ispirazione e di meraviglia
www.honeyandprue.com.
Ci suggerisci una canzone da ascoltare alla fine di questa intervista?
“Spent the day in bed” di Morrissey.
Grazie mille a Sandra per averci dedicato un pò del suo tempo!
Se volete seguirla potete farlo qui:
INSTAGRAM: _lasandra_