Federica Santolamazza | Fotografia

La protagonista dell’intervista fotografica di oggi è una giovanissima ragazza di Roma che da qualche anno utilizza l’autoritratto come principale forma di espressione personale.

Il suo nome è Federica Santolamazza e qui di seguito trovate una piccola selezione dei suoi lavori, ma potete trovarne moltissimi altri nel suo album Flickr, su  See Me o seguendola su Instagram.

Prima però leggete quello che ci ha raccontato!

Iniziamo dalle presentazioni…
Mi chiamo Federica Santolamazza, ho 20 anni e vivo a Roma. Sono iscritta al secondo anno di università, frequento il corso di laurea in Scienze della Comunicazione.

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La fotografia nella tua vita: come e perchè?
Ho iniziato a fotografare quando avevo su per giù 15 anni: i miei genitori mi regalarono una compatta che mi ha seguito per un bel po’ di tempo.
Dietro ad ogni foto c’era il naturale e semplice bisogno di catturare istanti qua e la, apparentemente senza forti motivazioni. Successivamente la mia attenzione si è spostata in maniera chiara e decisa verso di me.
Ormai sono almeno due anni che mi dedico principalmente agli autoritratti.

Descrivici il tuo “parco macchine”
Sono una Nikon addicted. A farmi compagnia ci sono una D5000 (la mia prima reflex), D300S e una vecchia analogica N70.

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Cos’è che ti spinge, in un determinato momento, a prendere in mano la macchina fotografica e a scattare?
In gioco ci sono un’ infinità di emozioni e pensieri che riesco a interpretare e vedere chiaramente solo nel momento in cui scatto qualcosa di mio. Qualcosa che sono io, in tutto e per tutto. Grazie a questo genere di fotografia sono riuscita a prendere piena consapevolezza di ogni parte del mio corpo. Ricordo che era una delle prime difficoltà che saltò subito fuori: sapersi gestire, anche nei più piccoli dettagli, non potendo guardarsi da fuori. Ho imparato soprattutto a essere paziente: i miei lavori sono frutto di ore di lavoro; a volte ne esco pazza ma mi sento ripagata quando riesco a sentire il cuore e la mente più leggeri nell’osservare da fuori quello stato d’animo che avevo deciso di far emergere. E’ come una liberazione, ogni volta.

Ci sono mattine in cui mi alzo e il primo pensiero è quello di prendere il cavalletto, la macchina fotografica e iniziare a scattare; ma non sempre il primo input che mi viene dato per fotografare nasce da qualcosa che ho dentro, anzi. Spesso vengo stimolata da film, artisti di ogni genere, libri e nuova musica. Mi capita di passare ore intere a osservare il modo in cui altre persone vivono questo strano mondo attraverso l’arte, e va a finire che ne vengo travolta anche io.

Senza pensarci troppo: dicci tre cose che ti piacciono.
La prima è senza alcun dubbio: viaggiare. Poi c’è l’amore per l’arte. Infine quei momenti di solitudine talmente belli che te ne innamori, che vorresti addirittura condividere con qualcuno… anche a costo di rovinarli un po’.

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Come descriveresti il tuo modo di fare foto, il tuo stile?
Non ho mai pensato di avere un mio stile. L’unico aspetto che curo di più è quello che riguarda il legame fra la mia figura e l’ambiente circostante. Proprio come tento di fare ogni giorno quando mi sveglio. Per il resto scorrendo tra gli scatti riesco a vedere solo il fluire di determinati periodi della mia vita, senza ricercare caratteristiche precise durante la realizzazione. Lascio spazio all’improvvisazione e soprattutto all’emotività.

Cosa ti piacerebbe sperimentare in fotografia?
Mi ha sempre affascinato tantissimo la fotografia di viaggio. Credo sia una delle più difficili in assoluto. Osservare, rubare attimi con educazione e gentilezza. Paesaggi, popolazioni, animali, la quotidianità. Cogliere la semplicità e la naturalezza di una situazione può essere davvero complicato: il momento ce l’hai davanti, lo guardi dritto negli occhi, te ne innamori e improvvisamente è già andato via. Per sempre. Bisogna avere un occhio svelto e un cuore pronto a perdonare ogni ritardo. Io non penso di avere nessuno dei due.

Qual è, ad oggi, il tuo desiderio più grande in ambito professionale?
Mi piacerebbe poter collaborare con altri artisti, di qualsiasi genere. In cantiere c’è già qualcosa.. ma sssh !!
A rendermi davvero felice oggi è la consapevolezza di essere felice, e questo già vuol dire tanto. Ho imparato a vivere fino in fondo la serenità del momento, a non dare per scontato nulla di tutto ciò che ho. Alla felicità di domani ci penserò solo domani.

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Federica Santolamazza

Ci suggerisci una canzone da ascoltare alla fine di questa intervista?

Lily Wood & The Prick – Into trouble
E’ un brano da cui ho tirato fuori anche un autoritratto. E’ in loop sul mio iPod da un po’ di tempo.

Grazie a Federica per averci dedicato un pò del suo tempo…

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Written by: Gianna