Alessandro Clemenza | Fotografia

L’intervista di oggi arriva direttamente dalla Francia, ma il protagonista si chiama Alessandro Clemenza ed è “uno dei nostri”. 

Nato nella bellissima Palermo, vive ora a Parigi dove si è trasferito per studiare fotografia e per poter fare di questa sua passione un vero e proprio mestiere.

La fotografia ritrattistica non è il suo unico settore di attività, ma è certamente quello che più gli viene naturale fare.

Lui stesso ci ha raccontato di utilizzare i suoi ritratti fotografici, per attivare un processo che gli permetta di oltrepassare quella maschera che ognuno di noi indossa. Una maschera che pensiamo possa servire a mostrarci in una migliore versione di noi, quella più “socialmente accettabile”.

Un processo, questo, che Alessandro utilizza per riuscire a spostare quella maschera e a svelare quello che c’è sotto.
Osservando i suoi lavori, non c’è dubbio che riesca più che bene nel suo intento.

Gli sguardi intensi che riesce a intrappolare in ogni scatto  parlano e raccontano storie. Storie che lasciano il segno.

Ma per spiegare tutto questo forse, più delle mie parole, serviranno le fotografie che vi voglio mostrare.

Per conoscere ancora più approfonditamente il lavoro di Alessandro Clemenza vi consiglio di visitare il suo Portfolio, o di seguirlo tramite il suo account su Flickr.

Ma prima leggete quello che ci ha raccontato….

Presentati: 

Alessandro Clemenza, 29 anni, fotografo di professione.

©Alessandro Clemenza

La fotografia nella tua vita: come e perché?

Scopro la fotografia verso i 10 anni, mio nonno mi regalò una macchina compatta, mi divertivo perciò a fotografare tutto e nulla ma non immaginavo che potesse essere un lavoro vero e proprio.

All’età di 19 anni mi sono trasferito a Siena per frequentare l’università di archeologia, una parentesi durata molto poco visto che l’unica cosa che facevo realmente, a parte fare festa, era fotografare.

Non essendo molto logorroico o egocentrico vedevo che la fotografia mi dava molte libertà, un senso di pace, un’energia, scoprendo i negativi, scegliendo le foto da stampare, tante pellicole, pochissime foto decenti e tanti soldi sprecati, ma chi se ne fregava??

©Alessandro Clemenza

Nella tua biografia scopro che nel 2005 ti sei trasferito in Francia per frequentare la “Icart photo”, scuola di fotografia di Parigi. Cosa ti ha spinto a scegliere di lasciare l’Italia e quanto pensi questo abbia influito nella realizzazione delle tue ambizioni?

A 21 anni ho finalmente deciso di farne il mio mestiere, come molti giovani anch’ioo ho deciso di lasciare l’Italia per tentare di fare esperienza all’estero, Parigi, la capitale della fotografia.

E’ da  li che volevo fare partire le mie fondamenta,  fare una scuola e cercare di creare qualche contatto fondamentale e sapevo bene che non volevo farlo in Italia.

Ho frequentato quindi una scuola di fotografia per 3 anni dove ho ottenuto une bachelor europeo in fotografia (si sa bene che oggi non serve proprio a nulla!!!), dove mi sono fatto abbastanza contatti per poter lavorare.

©Alessandro Clemenza

Sfogliando il tuo portfolio si nota subito una tua certa predisposizione per la fotografia ritrattistica: si tratta di una scelta di tipo professionale o è esattamente quello che ti viene naturale fare e che più ti piace?

Bisogna saper distinguere il lavoro in 2 categorie: quello alimentare e quello personale (artistico).

Sono un ritrattista, ma non è sicuramente facile poter guadagnarsi da vivere così, faccio un lavoro più dedito a mostre e pubblicazioni e questi sono circoli molto più’ ristretti anche se quello e’ l’obiettivo!

Il ritratto lo vedo come la mia salvezza, siamo abituati a vedere delle foto in cui un soggetto si crea un personaggio, o cerca di apparire fisicamente “accettabile” per una foto….

©Alessandro Clemenza

Le mie fotografie sotto questo punto di vista creano non pochi malumori verso i miei soggetti che non si riconoscono…l’esempio che faccio sempre è “tu non ti guardi allo specchio per cercare di guardarti dentro, bensì per vedere se hai un aspetto potabile”, quello che cerco di fare è proprio togliere la maschera, arrivare al punto in cui il mio personaggio non riflette più se quello destro è il suo migliore profilo, in quel momento il mio personaggio pensa alla sua vita, si pone domande, l’occhio si libera e l’anima esce fuori.

©Alessandro Clemenza

Ti andrebbe di scegliere uno dei tuoi progetti fotografici e di raccontarci brevemente qual è stato il processo creativo che ha portato alla sua realizzazione? 

Nel 2007 mi sono molto interessato al soggetto dell’intimità che è stato e sarà sempre per me una continua scoperta, ispirato da fotografi come Nan Goldin, Larry Clarck, Antoine D’Agata cominciai una serie serie che chiamai After Sex, ritratti di coppie dopo l’atto passando poi per una serie chiamata “for sale”, ritratti di prostitute di Amsterdam e arrivando infine alla mia serie intemporale “To have no idea where life will take you”, ritratti di persone che negli anni sono entrate e uscite dalla mia vita….e’ li che voglio trovare la loro vera essenza.

Contemporaneamente mi diverto anche a creare messe in scena, raccontare piccole storie attraverso dei personaggi che creo, come in “Autumn Leaves”.

“Autumn Leaves”

Autumn Leaves ©Alessandro Clemenza
Autumn Leaves ©Alessandro Clemenza
Autumn Leaves ©Alessandro Clemenza

Nel lavoro alimentare mi occupo di moda, lavorando direttamente per le case come Chanel, Azzaro, Aperlaï, Lesage, Lemarié, Massaro, Maison Michel.

Con loro mi occupo principalmente di realizzare cataloghi e look book delle collezioni in corso, con tutto rispetto per i miei colleghi non penso proprio di voler essere definito un fotografo di moda, a meno che non ti chiami Peter Lindbergh o Tim Walker è difficile concepire questo tipo di fotografia come qualcosa di poetico e pieno di umanità.

©Alessandro Clemenza

Senza pensarci troppo: dicci tre cose che ti piacciono.

Mi piace mangiare, spendere soldi in macchine fotografiche e le foto d’identità antiche!

Qual è, ad oggi, il tuo desiderio più grande in ambito professionale?

In ambito professionale il mio sogno è quello di poter esporre tanto e vivere della mia arte….

©Alessandro Clemenza

Non è sempre facile vivere così lontani da casa e così a lungo, o almeno non lo è per tutti.
Cosa ci dici di te: nel tuo futuro vedi un possibile rientro in Italia?

Andarsene da casa e soprattutto andare lontano è oggi un lusso, credo che nel limite delle possibilità certamente è un esperienza che tutti dovrebbero fare, mi reputo molto fortunato, devo tutto questo a mio padre che ha creduto in me e che mi ha permesso di farmi una vita altrove.

Quando si va via, si hanno in testa solo i difetti della propria città, paradossalmente è da lontano che i piccoli dettagli si vedono meglio….le piccole cose positive che restano e preferisco non distruggere ulteriormente .

Non vedo alcun futuro in Italia nel mio avvenire, anzi lo vedo addirittura fuori dall’europa.
Senza snobbismo, amo l’Italia.

©Alessandro Clemenza

Ci suggerisci una canzone da ascoltare alla fine di questa intervista?

Cassius – Toop toop

Grazie mille ad Alessandro per averci dedicato un pò del suo tempo…

Portfolio – Flickr.

Written by: Gianna