Andrea Alfano | Intervista

Capa, Bresson e Salgado sono i tre grandi nomi che forse più di tutti hanno ispirato il nostro ospite di oggi.

E non c’è dubbio che questa influenza sia evidente nelle fotografie di Andrea Alfano.

Dai suoi lavori si percepisce la predisposizione del suo “occhio” a saper individuare il momento giusto, quel singolo attimo capace di raccontare, attraverso un fermo immagine, un’intera sequenza. Fotografie dal sapore retrò, ma che raccontano storie di oggi.

Dopo aver letto la sua intervista vi consiglio di visitare il suo intero portfolio e anche di dare un’occhiata alla sua galleria per il Leica Talent: se vi piace votatelo!

Ma ora leggete cosa ci ha raccontato…

Presentati.

Innanzitutto, ringrazio Gianna Magazine per avermi voluto dedicare questo spazio.

Mi chiamo Andrea Alfano, nasco nel 1988 a Napoli, dove attualmente mi trovo a vivere e a studiare legge.

La fotografia nella tua vita: come e perchè.

Per puro caso. Due anni fa ero in viaggio a Parigi, ma vi risparmio la storiella! Appena tornato a Napoli, decisi di comprare dei libri di tecnica fotografica, iniziai a studiarli e ad esercitarmi con una macchina degli anni ’70; non sapevo neanche cosa fossero tempi e diaframmi.

Da un anno e mezzo mi occupo di fotografia con maggiore costanza. A Marzo 2012 ho vinto un concorso, indetto dal Comune di Napoli, sul tema della rivalorizzazione del ruolo e dell’immagine femminili nella società (eravamo appena usciti dal “periodo berlusconiano”); invece nell’Agosto 2012, ho esposto all’ interno del Darkroom Project di Luciano Corvaglia, una grande rassegna di stampa da negativo ai sali d’argento, alla quale hanno partecipano, tra i grandi nomi, Francesco Zizola, Angelo Turetta, Gerald Bruneau, Piero Marsili Libelli, Laura Salvinelli, Dario Coletti, Giorgio Di Noto, Giovanni Cozzi, Lia Pasqualino, e tanti altri. Attualmente collaboro con l’agenzia di fotogiornalismo Controluce.

Cos’è che più ti affascina dell’arte fotografica?

L’attitudine ad essere ancorata  alla realtà. Per il primo anno, quando vedevo le fotografie di Salgado, Capa o Bressòn, mi piaceva pensare di poter fare il photoreporter, ma mi sono reso conto che è diventato molto complesso per diversi fattori, primi fra tutti la crisi dell’editoria e la saturazione dei campi narrativi a disposizione di chi opera. Dicono che oggi siamo in epoca post-fotografica, forse occorre interrogarsi sul ruolo lasciato a chi produce immagini e, cercando, ho capito che non mi interessa fare il fotografo, mi interessa provare a fare fotografia, provare ad avere un approccio critico verso il mezzo fotografico per esprimere la mia  visione delle cose.

Descrivici il tuo “parco macchine”.

Uso due reflex, una analogica e una digitale. Ultimamente sto sperimentando anche l’app “ Hipstamatic”.

Senza pensarci troppo: dicci tre cose che ti piacciono.

Ti dico tre cose che mi vengono in mente: luce, orizzonte, culture.

   

Come descriveresti il tuo modo di fare foto, il tuo stile?

Se per stile intendi la capacità di dare agli scatti un’ impronta che li renda distinguibili tra tanti, non me sono mai preoccupato, credo che solo i grandi fotografi l’abbiano. Piuttosto, fin dall’inizio ho concentrato la mia attenzione sull’umanità, sono interessato a comprendere le  dinamiche sociali ed il modo di vivere delle comunità con cui mi relaziono.

Inoltre credo che instaurare un “contatto” con i propri soggetti sia molto importante, per questo utilizzo focali come il 35mm o il 50mm, mi permettono di descrivere quello che voglio senza l’ invadenza a cui costringe un grandangolo spinto. Per quanto riguarda la scelta tra il bianconero e il colore, penso, in maniera pragmatica, che alcune situazioni vengano rese meglio in versione monocromatica, altre, invece, a colori. Certo dipende anche da quello che si vuole comunicare. Spesso si sente dire che il bianconero sia più “immediato”, ma io non la vedo così: se tolgo il colore da una scena, la sto automaticamente interiorizzando , mentre se opto per il colore, la avvicino alla percezione dell’osservatore.

Stai lavorando a qualche progetto in particolare in questo  momento, o hai in mente qualcosa per il futuro?

In questo primo periodo, ho pensato soprattutto a scattare. Per il futuro, sto verificando delle idee per  continuare (e iniziare) dei progetti a lungo termine, ma è difficile parlare di qualcosa che non hai ancora fatto.

Segui i lavori di qualche fotografo in particolare come fonte di ispirazione?

Ho guardato molto le fotografie di un fotografo napoletano e credo che questo mi abbia fornito un metodo. In genere, osservo spesso i lavori dei maestri della fotografia italiana ed internazionale, penso che sia formativo e che aiuti a capire “come” guardare e “quando” puntare l’obiettivo.

Cosa ti piacerebbe sperimentare in fotografia?

Più che sperimentare, vorrei approfondire lo studio della luce e avere la possibilità di mettermi alla prova in contesti anche molto lontani da quelli che sono abituato a vedere.

Ci suggerisci una canzone da ascoltare alla fine di questa intervista?

Boh, fammi pensare… quella che ho sentito stamattina in radio ? “La noyee” di Tiersen.

Un ringraziamento particolare a te Andrea per averci dedicato il tuo tempo nonostante fossi in partenza per il Sud America!

portfolio – galleria per il Leica Talent

Written by: Gianna